Se tutti i testi tradizionali, riferendosi allo yoga, intendono con esso l’unione col divino, dunque un insieme di pratiche o comportamenti atti a ricondurci a questa nostra sorgente, come siamo arrivati a identificare lo yoga con delle concatenazioni di posture fisiche, suddivise per gradi di difficoltà, imboccando la strada della performance fisica, come se questa rendesse possibile la via della “liberazione”?
Ma allora chiunque pratichi con passione un’arte fisica, che sia ginnastica, danza, joggin, nuoto, culturismo, e quant’ altro, percorre automaticamente la stessa via. Un contorsionista, un acrobata, che ammiriamo nelle sue performance, può essere nostro maestro. Perché no? Ha sicuramente grandi competenze da trasmettere a chi sia interessato. L’obiezione è che esistono testi quali la Hatayoga Pradipika, la Gheranda Samitha, la Siva Samitha e qualche altro, che circa 500 anni fà radunarono e descrissero un insieme di pratiche che comprendono anche le posizioni.
Verissimo: leggendo tali testi tuttavia, ci si rende conto che le purificazioni e le posizioni avevano il compito e la promessa di rendere il corpo denso e fisico, immune da decadenza e malattia e non solo: la trasmutazione della materia/corpo in leggerezza e stabilità/equilibrio.
Il fondamento, poi, è indiscutibilmente il pranayama, pratiche atte a purificare ed equilibrare il corpo sottile (mente) fino a sgombrarla, anch’essa come il corpo, da tutti i suoi meccanismi di attaccamento. In questo modo, il corpo denso e il corpo sottile, purificati, trasmutati, cotti nel fuoco dello yoga ( espressione usata dalla Gheranda Samitha) non sono più di ostacolo alla fusione con con la Coscienza universale ( nell’hata yoga indicata come l’ascesa di Kundalini, l’Energia verso la Coscienza).
Come i testi antecedenti a quelli sopra citati si rivolgevano a persone già qualificate dalle loro precedenti esperienze, anche questi più tardivi, erano destinati comunque ad una élite che aveva già intrapreso un cammino non condivisibile da chiunque. Le pratiche di Hata Yoga, la frequenza e intensità, non erano possibili se non per qualcuno fortissimamente determinato a percorrere questo cammino e in un contesto appropriato.